Io sono prof, tu una m***a

 

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Presentazione

«La scuola italiana oggi spesso "violenta" chi la frequenta»; e ancora: «Se non si mette l’interesse delle studentesse e degli studenti al primo posto, viene meno l’essenza stessa dell’Istituto scolastico»: questa sono alcune delle tesi dell'autore espresse nel libro.

Per esprimere lo stesso concetto —in altri termini— con le parole di Simone Weil: «“Lei non m’interessa”. Un uomo non può rivolgere queste parole a un altro uomo senza commettere una crudeltà e ferire la giustizia». Il punto è che oggi «A nessuno in realtà importa una benamata minchia di cosa pensano le bambine e i bambini» (M. Murgia).

La situazione, oggettivamente grave, è testimoniata dalle decine e decine di testimonianze raccolte sui banchi di scuole medie superiori della città metropolitana di Bologna, molte delle quali riportate integralmente. Si tratta di testi inimmaginabili, difficili da accettare e da ammettere, eppure riferibili (per estensione) a milioni di persone che per duecento giorni all’anno stanno dalla parte sbagliata della cattedra.

In questo scenario —paradossalmente— i prof e l'istituzione scolastica fanno i loro dovere, e lo fanno bene. Non c’è niente che, in punta di diritto, possa essere loro eccepito. Ma rischiano di curare la malattia (la presunta ignoranza) e uccidere il paziente (che spesso subisce, consapevole di non avere una alternativa percorribile).

Nell'ultima parte si ricorda ai lettori come l'attenzione alle persone non può non essere il modello di riferimento, e si fa cenno (con una qualche nostalgia) ad alcuni modelli del passato (da Gramsci a Maritain alla Scuola di Barbiana) ancora attualissimi.

Il libro è venduto al prezzo di costo (senza profitto per l'autore) e scritto con un carattere ad alta leggibilità.